“I beni temporali della Chiesa Cattolica tra diritto scritto e diritto vivente” di Ludovica Decimo

Il Libro V del Codex Iuris Canonici ‘I beni temporali della Chiesa’ non ha subito dalla sua promulgazione riforme di carattere sostanziale. Sono stati invece numerosi gli interventi extra-codiciali, che dal 1983 ad oggi, hanno contribuito a costruire un nuovo orizzonte interpretativo del Codice e, dunque, a tracciare una nuova ‘anima’ del diritto patrimoniale canonico.

I beni temporali sono strumentali alle attività istituzionali della Chiesa cattolica. Servono cioè a sostenere e promuovere tutte le sue missioni. La gestione delle risorse finanziarie deve pertanto uniformarsi al principio teleologico e ai criteri di trasparenza, in ossequio alla visione pauperistica posta dal pontificato di Francesco.

Il diritto canonico, nell’ambito patrimoniale, è inoltre direttamente connesso all’ordinamento secolare. Si tratta di un efficace pragmatismo giuridico, in quanto i beni temporali sono legati inevitabilmente alle regole del diritto civile. Il diritto canonico si occupa della loro gestione interna, ma non può incidere sulla qualificazione giuridica che questi assumono rispetto ai terzi che è regolata dall’ordinamento civilistico.

In questo rinnovato quadro normativo si devono reinterpretare le norme del Codex Iuris Canonici e, in particolare, quelle del Libro V, ridando così nuova vis alle regole di amministrazione del patrimonio ecclesiastico.

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