Report “Bilateralità e cooperazione con i poteri pubblici a livello apicale, regionale e locale”

Il 23 e 24 ottobre presso la Chiesa di Sant’Elena e Costantino e il Palazzo Reale di Palermo si è tenuto il primo simposio italo-spagnolo sul tema della “Bilateralità e cooperazione con i poteri pubblici a livello apicale, regionale e locale”, organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Palermo. L’evento ha rappresentato un’importante occasione di approfondimento della cooperazione tra Stato, autonomie territoriali e confessioni religiose, offrendo una comparazione tra l’ordinamento giuridico italiano e quello spagnolo. Con riferimento al sistema giuridico spagnolo, sono stati trattati i modelli di bilateralità nelle relazioni tra Stato e confessioni religiose (Prof. Miguel Rodriguez Blanco) e gli accordi di cooperazione che i pubblici poteri spagnoli si impegnano a mantenere con le confessioni religiose “minoritarie” di cui all’art. 16 comma 3 della Costituzione spagnola (Prof. Marcos Gonzalez Sanchez). Il rapporto Stato-Confessioni è stato, poi, approfondito da una prospettiva europea (Prof. Javier Martinez Torron), tramite gli assi concettuali delineati dalla giurisprudenza europea ai sensi dell’art. 9 CEDU, con particolare riferimento ai casi emblematici che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha affrontato (Prof.ssa Maria Josè Valero Estarellas). Sono state ripercorse le stagioni della bilateralità dal 1984 al 2021, osservando come, a ben vedere, dialogo e bilateralità possano entrare in conflitto (Prof. Marco Ventura). In particolare, viene approfondita la bilateralità “in espansione”, a seguito della c.d. bilateralità diffusa, che presuppone il raggiungimento di accordi dalle vesti fluide ed elastiche, espressive delle specificità delle confessioni religiose (Prof. Fabiano Di Prima). È stato, poi, individuato un diverso metodo di esercizio dell’azione amministrativa a che essa si adatti alla odierna realtà mutata. In tal senso, posto che il buon andamento (ex art. 97 Cost.) costituisce il quadro entro cui si manifesta l’azione amministrativa e la laicità la direzione assiologica della stessa, si è ritenuto che la serendipità costituisca una “tecnica di governo dell’incertezza” e, dunque, “di adattamento della capacità dell’amministrazione di apprendere dal pluralismo”, includendo e interpretando la complessità del reale (Prof. Vincenzo Pacillo). Tenuto conto delle tensioni che emergono dal complesso raggiungimento di intese con lo Stato per alcune confessioni religiose (Prof.ssa Adelaide Madera), si è posta l’attenzione sul ruolo delle regioni che, in quanto istituzioni politiche e amministrative più vicine ai cittadini, dovrebbero esser maggiormente legittimate a promuovere forme di dialogo culturale e interreligioso (Prof. Antonio Ingoglia). Da un diverso punto di vista è stato valorizzato lo strumento del contratto, in quanto mezzo di pura autoregolamentazione tramite cui è possibile superare la c.d. selezione politica che l’intesa, quale atto gius-pubblicistico di indirizzo politico, inevitabilmente determina (Prof. Antonio Fuccillo).

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