Il 14 ottobre 2025, presso l’Università Telematica Giustino Fortunato, si è svolta la giornata internazionale di studi “Enti religiosi e mondo digitale. Nuove prospettive in tema di organizzazione, gestione e amministrazione” finanziata dall’Istituto di Studi Politici “S. Pio V” ed in collaborazione con l’OEPO. L’evento ha rappresentato un importante occasione di approfondimento sul rapporto tra la vita degli enti religiosi e la dimensione digitale, resa tramite l’esperienza e prospettiva riportata dai rappresentanti di diverse confessioni religiose. Nella prima sessione, coordinata dalla Prof.ssa Marta Tigano, è stato osservato che le potenzialità del digitale dovrebbero essere valorizzate anche dalle istituzioni religiose, a condizione che si dotino di una governanceconsapevole, capace di integrare il rispetto delle norme civili, di garantire l’adesione ai principi giuridico-religiosi coerenti in ambito islamico, richiedendo un ancoraggio teologico chiaro che renda legittima la trasformazione dei mezzi comunicativi. Si accoglie, dunque, l’innovazione digitale purché vengano rispettati i cinque obiettivi della Sharia (Imam Abdallah Massimo Cozzolino, Segretario generale della Confederazione Islamica Italiana). Secondo la prospettiva della confessione buddhista, l’attuale sfida non è quella di creare un buddhismo moderno, bensì di proiettare la religione nei contesti attuali senza snaturarne l’essenza, secondo un approccio che miri alla “sobrietà digitale”, favorendo la cultura della presenza, dell’incontro umano, piuttosto che dell’immagine. In tal senso, i temi della concentrazione e della riflessione, che connotano tipicamente le pratiche meditative, si pongono in senso diametralmente opposto alla frattura dei processi cognitivi che la rivoluzione digitale implica (Avv. Filippo Scianna, Presidente nazionale dell’Unione Buddhista Italiana). È stato, poi, evidenziato che la Chiesa Cattolica ha sempre guardato con favore alle innovazioni tecnologiche, riportando l’esperienza concreta degli enti ecclesiastici cattolici che da circa un trentennio hanno adottato un software per depositare i registri dei sacramenti e i bilanci delle parrocchie (Don. Michele Porcelluzzi, Ufficio nazionale per i problemi giuridici della CEI). Anche la religione taoista non è contraria alla tecnologia digitale, posto che la religiosità digitale è ritenuta inevitabile, purché essa sia utilizzata con discernimento. Il digitale viene, infatti, definito a doppio taglio, in quanto può strumentalizzare l’utilizzatore, soprattutto se diviene indispensabile per la determinazione del sé. È, difatti, un grande rischio antropologico e sociale anteporre il mondo digitale alla integrità naturale della persona umana. Viene, poi, richiamato il tema della responsabilità, che mal si coniuga con l’automazione poiché strettamente connesso alla coscienza morale (Rev. M° Li Xuanzong, Prefetto Generale della Chiesa Taoista d’Italia). Diversamente, sebbene l’avvicinamento della Chiesa Apostolica al mondo digitale sia avvenuto con maggiore lentezza, allo stato attuale si riconoscono le oggettive potenzialità dello strumento digitale, prima fra tutte il raggiungimento di un pubblico più ampio nell’ottica di trasmissione della fede, che supera l’inaccessibilità di alcuni spazi particolarmente avvertita nei casi di disabilità e età avanzata. Inoltre, è stata segnalata la sfida dell’autenticità nella comunicazione online, allo scopo di evitare semplificazioni, frammentazioni o distorsioni della fede (Dott. Rino Sciaraffa, Responsabile delle Relazioni esterne della Chiesa Apostolica in Italia). Scientology, invece, fa un uso consapevole del digitale, come dimostrano i siti interattivi delle chiese locali della comunità, finalizzati a creare consapevolezza in diversi ambiti del sociale. L’uso responsabile dello strumento digitale si presta anche alla diffusione della fede, del suo insegnamento, escludendo, però, che si sostituisca alla partecipazione personale e all’esperienza religiosa diretta (Dott. Fabrizio D’Agostino, Chiesa nazionale di Scientology d’Italia). Da un diverso punto di vista, strettamente giuridico, si è posta l’attenzione sul fundraising digitale, quale nuovo canale di finanziamento degli enti religiosi. I relativi vantaggi sono stati ravvisati nell’aumento della platea dei donatori, fornendo nuove forme di liberalità più rapide, sicure e trasparenti. È, però, evidente che l’implementazione della raccolta fondi digitale, per la sua complessità tecnica, richiede conoscenze adeguate a che sia correttamente gestita, il che rende necessario investire risorse per la formazione del personale (Prof. Fabio Franceschi, Sapienza Università di Roma). Si sono, poi, tenute quattro sessioni di panel coordinate dai Professori Ludovica Decimo, Francesco Sorvillo, Federico Gravino e Miriam Abu Salem, in cui sono stati affrontati, in prospettiva interdisciplinare, numerosi temi che emergono dal rapporto tra enti religiosi e mondo digitale, quali l’inquadramento delle cripto-attività ed il possibile utilizzo della blockchain, il fundraising online, il turismo digitale, la tutela dei dati personali e della pubblica sicurezza negli edifici di culto, l’impatto ambientale e la responsabilità penale per incauto utilizzo dell’intelligenza articiale.
Report “Enti religiosi e mondo digitale. Nuove prospettive in tema di organizzazione, gestione e amministrazione”
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