Report “I limiti all’esercizio dei diritti inviolabili di religione e di coscienza”

Il 2 e 3 ottobre 2025, presso l’Università degli Studi di Milano, si è svolto il Convegno Nazionale ADEC 2025 “I limiti all’esercizio dei diritti inviolabili di religione e di coscienza”. La prima giornata di lavori è stata dedicata al concetto di buon costume quale limite espresso ai riti religiosi, evidenziando come tale clausola generale sia priva di una definizione chiara. È stata, pertanto, analizzata secondo tre prospettive differenti, ovvero penalistica, pubblicistica e privatistica attraverso i diversi orientamenti giurisprudenziali, individuando una sua portata estensiva (Prof.ssa Maria Cristina Ivaldi). Sono stati messi in luce i tre assi problematici del buon costume: l’ambiguità semantica, il rischio della arbitrarietà amministrativa e la tensione con il principio pluralista. In tale contesto, è essenziale la ricerca di un equilibrio tra il rispetto del profondo significato del rito, nelle sue diverse sfaccettature e connotati, e la garanzia dei principi fondamentali che sorreggono la comunità, come la dignità della persona, la sicurezza e la tutela della salute (Prof. Vincenzo Pacillo).

Nella seconda giornata di lavori si è affrontata la complessa nozione di ordine pubblico, nelle sue molteplici declinazioni, quale filtro valoriale positivistico tra l’autonomia confessionale e i principi fondamentali dell’ordinamento giuridico (Prof. Gabriele Fattori). Inoltre, con riferimento ad un diverso profilo del raffronto tra diversi ordinamenti, è stato approfondito, tramite un excurcus storico a partire dalla legge delle guarentigie, il tema della giurisdizione in materia di nullità del matrimonio canonico e della rilevanza civile delle relative pronunce nell’ordinamento italiano (Prof. Giuseppe Comotti).

In relazione alle questioni bioetiche è stato evidenziato come il generale riconoscimento del diritto del paziente al suicidio assistito, da cui conseguirebbe il correlato dovere del medico ad attuarlo, si ponga in aperta contraddizione con talune pronunce della Corte Costituzionale, in cui si rintraccia la possibilità di manifestare obiezione di coscienza. Si è poi analizzato il disegno di legge in materia di suicidio medicalmente assistito, il quale si limita a depenalizzare l’aiuto al suicidio in sussistenza di specifiche condizioni (Prof. Fortunato Freni). A tal proposito, una concreta azione legislativa in materia si rende necessaria. Secondo un diverso punto di vista, è stato ritenuto maggiormente adeguato un intervento che recuperi il pregio della generalità e della astrattezza. Inoltre, si è rilevato che la questione della autodeterminazione del singolo in ambito sanitario si inserisce anche nel quadro della bilateralità, in cui la libertà religiosa è tutelata, purché nei limiti imposti dall’ordine pubblico (Prof. Venerando Marano).

Infine, con uno sguardo ai conflitti che la diversità religiosa e culturale produce, si è ritenuto che l’indifferenza prevalga sulla paura laddove ci si confronta con il fattore religioso. In tale scenario la presenza dei simboli religiosi in luoghi pubblici solleva questioni delicate in cui, da un lato, si pone il fedele che riconosce nel simbolo la sua appartenenza religiosa e, dall’altro, chi ritiene che il principio di laicità implichi il rispetto dell’alterità in caso di opinioni confliggenti (Prof. Manlio Miele). In tal senso, si è osservato come la giusta considerazione dell’altro da sé costituisca un obbligo costituzionale. Nell’attuale azione normativa si ravvisa un’eccessiva prevenzione e sicurezza, il che rischia di divenire un pretesto per limitare le libertà individuali, rovesciando il principio secondo cui la libertà è la regola e la sicurezza è l’eccezione. Al fine di scongiurare una simile deriva, occorrerebbe rifarsi all’attività giudiziale per procedere ad un corretto bilanciamento tra sicurezza e libertà, nel rispetto del pluralismo culturale e religioso che connota le democrazie contemporanee (Prof. Marco Parisi).

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