Il livello di protezione della libertà religiosa costituisce un parametro di riferimento
per valutare l’azione degli attori che a vario titolo sono coinvolti nel sistema di cooperazione internazionale e peace-building, come ad esempio ONG ed enti religiosi. La
religione, infatti, è spesso considerata come un limite allo sviluppo umano o come fattore
di conflitto. In realtà, le grandi religioni condividono i medesimi principi di solidarietà
ed uguaglianza e promuovono unità e pace nella famiglia umana. Nella geopolitica attuale, inoltre, esse hanno assunto un ruolo centrale nei processi di peace-building, come
dimostra la sottoscrizione di numerose Dichiarazioni volte a favorire l’applicazione e la
diffusione delle norme umanitarie e la riduzione dei conflitti armati. Tali documenti, pur
essendo privi di vincolatività giuridica, hanno immediata precettività negli ordinamenti
confessionali e sono comprensibili da parte di istituzioni politiche e giuridiche, nonché
traducibili in strumenti concreti per la gestione dei conflitti economico-sociali. In ragione di ciò, il saggio intende analizzare il ruolo di ONG ed enti religiosi nei processi di
peace-building, nonché la cornice giuridica dell’attuale sistema italiano di cooperazione
internazionale allo sviluppo.