Il 21 marzo 2025, presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, si è tenuta la presentazione del volume “Lezioni di diritto patrimoniale canonico” curato dai professori Andrea Bettetini (Università Cattolica del Sacro Cuore) e Alessandro Perego (Università Cattolica del Sacro Cuore), introdotta e moderata dal professor Antonio Fuccillo, direttore dell’Osservatorio su Enti religiosi, Patrimonio ecclesiastico e Organizzazioni non profit.
La professoressa Maria D’Arienzo (Università degli Studi di Napoli Federico II) apre i lavori, evidenziando che il presente volume costituisce l’occasione per il giurista per riflettere sull’importanza dello studio e dell’approfondimento della amministrazione dei beni ecclesiastici, materia su cui è intervenuta anche la Riforma del Terzo Settore. Trattasi di una riforma adottata senza alcuna revisione della normativa bilateralmente concordata, il cui aggiornamento sarebbe stato invece opportuno per dirimere le difficoltà applicative della stessa, tra cui l’inquadramento dell’istituzione del ramo ETS dell’ente religioso civilmente riconosciuto strutturato in forma di patrimonio destinato. Il volume ha il pregio di illustrare con chiarezza i principi cui si informa la gestione del patrimonio ecclesiastico, offrendo un quadro assai esaustivo delle disposizioni canoniche vigenti in materia patrimoniale, tra cui l’approfondimento delle relative implicazioni penalistiche, materia su cui ha significativamente inciso la recente riforma del libro VI del Codice di Diritto Canonico.
I lavori sono stati poi introdotti dai professori Francesco Sorvillo (Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”) e Miriam Abu Salem (Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”), i quali, tra le tematiche affrontate nel volume, hanno ripercorso, rispettivamente, l’acquisizione dei beni ed il principio di trasparenza dei fondi vigente nell’ambito della rendicontazione finanziaria degli enti ecclesiastici ed il tema della sepoltura e della disciplina cimiteriale. In particolare, la professoressa Abu Salem nell’ambito del dialogo tra Stato e Chiesa in materia di tutela e valorizzazione dei beni culturali cimiteriali rileva una collaborazione pressocché carente, esprimendo la necessità di individuare nuove prassi operative per valorizzare anche la dimensione religiosa del patrimonio culturale cimiteriale.
La parola viene poi data all’autore Andrea Bettetini, il quale precisa che il volume si pone in una prospettiva di riforma del diritto patrimoniale canonico, la cui prassi applicativa si rimanda al 1983, così da adeguarlo all’attuale contesto economico-giuridico, con la necessità di accelerare e facilitarne il commercio.
Il co-autore Alessandro Perego, partendo dall’impostazione conservativa della dinamica patrimoniale, pone in luce il contrasto che la stessa ha con la realtà attuale. Si propone, infatti, un ripensamento del diritto patrimoniale canonico in una prospettiva economica e non meramente patrimoniale. Profili alquanto rilevanti sono quelli della trasparenza e rendicontazione, in virtù dei quali si propone l’introduzione di norme non solo post factum ma anche e soprattutto ante factum alla gestione patrimoniale, per render trasparenti le operazioni stesse tramite la previsione di obblighi specifici rivolti ai relativi amministratori.
Interviene, poi, il professor Fabio Franceschi (Sapienza Università di Roma), il quale, prendendo le mosse dalle rilevanti trasformazioni che si sono registrate in quest’ultimo quarantennio dall’ultima revisione codiciale, osserva come allo stato attuale la vera ricchezza sia data dal patrimonio mobiliare, contrariamente al precedente e pressocché esclusivo carattere immobiliare del patrimonio ecclesiale. In particolare, ci si sofferma sul principio di strumentalità dei beni ecclesiastici ai fini della Chiesa, il che è un limite rispetto all’utilizzazione degli stessi. Inoltre, vi è l’obbligo di conservazione del patrimonio ecclesiale, che non sta a significare immobilizzare, ma valorizzare e accrescere lo stesso adottando un’amministrazione dinamica che includa anche investimenti di natura commerciale, tenendo presente l’osservanza del principio della necessaria strumentalità. Ciò chiaramente implica che il diritto patrimoniale canonico si adegui ai tempi e fornisca i necessari strumenti giuridici.
Il professor Raffaele Santoro (Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”), nel suo intervento, approfondisce invece la sezione delle confraternite, osservando che, diversamente dalla comune identificazione delle stesse come associazioni dedite esclusivamente ad attività cultuali, esse spesso costituiscono enti ad alta dimensione patrimoniale. Inoltre, il professore pone attenzione all’ importanza rivestita dal Codice dei canoni delle chiese orientali, posto che attualmente, alla luce dei flussi migratori, è ben possibile ritrovare sul territorio persone giuridiche costituite sulla base del Codice dei canoni delle chiese orientali, la cui gestione patrimoniale seguirà chiaramente l’applicazione di quest’ultimo.
Interviene poi la professoressa Ludovica Decimo (Università degli Studi di Sassari), la quale ribadisce l’importante interazione che il diritto patrimoniale canonico ha con gli ordinamenti civili, fermo restando che sono i diritti secolari, quali il diritto civile italiano ed europeo ed il diritto vaticano, ad individuare le regole di circolazione dei beni temporali. Nel sostenere la logica interordinamentale, si rimanda ai controlli cui sono assoggettati i beni temporali della Chiesa che acquistano rilevanza nell’ordinamento giuridico ed al vincolo di destinazione degli edifici di culto previsto dal codice civile all’art. 831 co.2. Si evidenzia, inoltre, l’indispensabilità dei mezzi finanziari per la Chiesa Cattolica ai fini dell’indipendenza e sovranità connaturali all’attività della Santa Sede e richiamate altresì dall’art. 7 della Costituzione.
Da ultimo, il professor Federico Gravino (Università di Firenze) si sofferma sul tema del sostentamento del clero. Ai sensi del canone 271 del c.j.c. sono predisposte convenzioni dall’Ufficio Nazionale per la Cooperazione Missionaria tra le Chiese della Cei sia per i presbiteri italiani che si recano all’estero per rendere un servizio pastorale ai propri connazionali, sia per i presbiteri stranieri che giungono in Italia, convenzioni che trattano anche il sostentamento dei medesimi. Inoltre, il Canone 281 c.j.c. riconosce a quanti si dedicano al ministero ecclesiastico una remunerazione adeguata alla loro condizione, ed è in tale disposizione che può rientrare la ratio del sostentamento del clero migrante. Con riferimento alla disciplina di dettaglio, nella delibera del 1998 l’assemblea generale della Cei ritiene il ministero pastorale svolto dai sacerdoti stranieri a favore dei loro connazionali migrati in Italia remunerabile ai sensi dell’art.24 della legge n. 222/1985, costituendo titolo di accesso al sistema di sostentamento del clero. Si tutela in questo modo la dignità di vita di quanti si occupano esclusivamente di prestare assistenza spirituale ai migranti.